di Simone Casarola (@limonecasarola)
L’America brucia. Giustamente, verrebbe da dire.
La scintilla che ha fatto partire le fiamme della rivolta è stato l’ennesimo caso di brutalità da parte della polizia statunitense nei confronti di un cittadino afroamericano. George Floyd è stato ucciso da un agente che dopo averlo buttato a terra l’ha bloccato tenendo il proprio ginocchio schiacciato sul collo del ragazzo per 8 minuti e 46 secondi, un tempo interminabile ripreso per intero in un video (che noi abbiamo scelto di non mostrare) causandone così la morte.
Ecco allora scattare la rivolta #blacklivesmatter che ancora una trova una comunità che deve lottare non solo per i propri diritti ma per assicurare la propria sopravvivenza, una cosa assurda nel 2020.
Le radici del problema sono radicate a fondo nella società americana e derivano da una storia diversa da quella europea. Una storia di schiavismo e soprusi, di divisione di razza e di ceto, un razzismo di tipo sociale che sfocia in una penalizzazione economica per una intera etnia obbligata a una vita che offre poche possibilità di miglioramento e nella morsa di un costante stato di paura.
Per noi europei è un background difficile da assimilare però abbiamo fatto per voi una selezione di titoli che possono aiutarci a capre un po’ meglio la questione razziale negli USA.
Informarsi è il primo passo per resistere.
When They See Us
La mini-serie Netflix si basa su fatti realmente accaduti. In particolare racconta la storia del processo per l’aggressione a una jogger avvenuto nel 1989 a Central Park che ha visto imputati cinque giovani – quattro afroamericani e un ispanico. I cinque ragazzi seppur innocenti e nonostante la mancanza di prove sono stati ritenuti colpevoli dalla giuria anche perché si sono ritrovati costretti a confessare dalla polizia.
Solo nel 2002 sono stati scagionati dopo la confessione del vero colpevole.
Che Fare Quando Il Mondo È In Fiamme?
“What You Gonna Do When the World’s on Fire?” questo è quello che si domanda Roberto Minervini, regista di questo film documentario del 2018. Presentato alla 75ª Mostra del cinema di Venezia il film ritrae nell’intimo della propria quotidianità i membri di una comunità Afroamericana del sud degli Stati Uniti, scossa da una serie di cruenti omicidi durante l’estate del 2016.
Vincitore del premio come migliore documentario al BFI London Film Festival del 2018 Minervini racconta le vite di tre persone che ogni giorno si trovano a dover combattere per la ottenere giustizia, dignità e una vita normale che però sembra quasi utopia per chi è da sempre oggetto di discriminazione, violenza e pregiudizio. Tutto questo mentre sullo sfondo aleggia la protesta delle New Black Panthers contro la brutalità della polizia, a seguito del linciaggio di due ragazzi nel Mississippi.
Do The Right Thing
Soike Lee è da sempre una delle voci più riconosciute della comunità afroamericana e ha sempre saputo raccontare il suo mondo. Il regista americano è il fondatore della casa cinematografica 40 acres & a mule, letteralmente quaranta acri e un mulo, ovvero quanto era stato considerato come risarcimento per ogni nero che avesse subito la schiavitù – inutile dire che non sia mai stato applicato tale risarcimento.
Nonostante siano passati 31 anni dall’uscita di questo film è assurdo pensare a quanto la situazione sia ancora tragicamente attuale. Anche qui è l’omicidio di un ragazzo di colore da parte della polizia a far scattare le proteste in una caldissima Brooklyn di fine anni 80.
Il lungometraggio fu al tempo attaccato dalla stampa statunitense che lo riteneva una vera e propria provocazione alla rivolta per la comunità afroamericana tanto che il film venne escluso dalla corsa agli Oscar anche se a oggi rimane uno dei punti più alti della carriera di Spike Lee.
Imperial Dreams
Il film documentario vincitore dell’Audience Awards al Sundance Film Fesrtival del 2014 – ora disponibile sulla piattaforma Netflix – è uno spaccato della vita nel ghetto e racconta quanto sia difficile uscire da quel mondo.
Bambi è un 21enne con un passato da gangster che si ritrova fuori di prigione e cerca di ricostruire una vita per se e per il suo figlio ma si ritrova ad affrontare la realtà di un paese che non offre possibilità di sopravvivenza per chi è nato e cresciuto nella violenza del ghetto. La mancanza di un’istruzione adeguata, il racial profiling del sistema giudiziario e tutti gli ostacoli che si trova ad affrontare chi vorrebbe seguire un processo di riabilitazione effettiva nella società impediscono effettivamente di lasciarsi alle spalle il passato e obbligano a rinunciare ai propri sogni di una vita onesta.
Blakkklansman
Non c’è da stupirsi se ritroviamo di nuovo Spike Lee nella nostra lista. In questo film però lascia alle spalle Brooklyn e la sua gente per raccontare una storia intrisa d’ironia sulla base di fatti realmente accaduti.
Ron Stallworth è il primo afroamericano a diventare poliziotto a Colorado Springs e si ritrova a fare coppia con Flip Zimmerman, poliziotto bianco di origine ebree, con un piano per infiltrarsi all’interno del Clan locale del KKK. La maniera di raccontare di Spike Lee gioca con i classici dualismi dei film polizieschi degli anni 70 dosando ironia e spunti di riflessione.
Specialmente i titoli di coda si presentano come un vero e proprio pugno nello stomaco dopo i toni leggeri del film e raccontano di come ancora oggi il razzismo sia un problema tangibile negli US.
Trovate il film su Amazon Prime.
Get Out
Il sorprendente esordio come regista di Jordan Peele è una delle sorprese cinematografiche del 2017. Sospeso tra horror, thriller e satira riesce a raccontare il razzismo latente nella società contemporanea. Quel tipo di discriminazione così nascosto da essere forse quello più subdolo e difficile da sradicare.
Film short budget (intorno ai 4 milioni di dollari) è stato presentato al festival di Canness ed ha guadagnato più di 175 milioni in tutto il mondo. L’esempio di una pellicola moderna, sagace e intelligente che riesce comunque ad arrivare a tantissimi e magari far riflettere sul problema della discriminazione.
Dear White People
Serie TV Netflix che racconta la vita di ragazzi americani alle prese col college. Tutti iscritti nello stesso istituto vivono esperienze diverse pur sempre legate alla loro situazione di afroamericani all’interno di una nazione che ancora li discrimina. Ecco quindi che c’è chi è politicamente attivo attraverso la radio del campus, chi grazie allo sport riesce ad avere uno status più elevato e chi si trova alle prese con le piccole difficoltà che è comunque costretto a superare ogni giorno.
I toni sono alle volte più leggeri rispetto a film o documentari che potete trovare in questa lista ma è comunque uno sguardo onesto e senza troppi peli sulla lingua.
Chi Ha Ucciso Malcom X?
La docu-serie Netflix che ha portato addirittura a valutare l’idea di riaprire il caso sulla morte di Malcom X, storico leader delle proteste afroamericane di fine anni 60. Le circostanze della sua morte sono ad oggi ancora avvolte nella nebbia, tuttora non è chiaro quante siano le persone coinvolte e quale sia stato il loro ruolo.
Il documentario segue le indagini di Abdur-Rahman Muhammad e riporta fedelmente materiale d’archivio incrociandolo con interviste a chi era vicino a Malcom X negli ultimi giorni: amici, familiari, attivisti e persino membri della polizia.
Chi ha ucciso Malcom X? però fa molto di più e racconta d un periodo storico di rivolta, vissuto dall’interno e narrato attraversi i luoghi e i volti di chi davvero ha cambiato la storia.
XIII Emendamento
Documntario del 2016 diretto da Ava DuVernay candidato al premio Oscar nel 2017.
Il tredicesimo emendamento della costituzione americana recita “Né la schiavitù né la servitù involontaria, tranne come punizione per il crimine di cui la parte deve essere stata debitamente condannata, devono esistere all’interno degli Stati Uniti”. Proprio la seconda parte di questa dichiarazione però è fonte di grande controversie legate allo sfruttamento dei prigionieri e di un sistema carcerario che discrimina. La possibilità per un cittadino di origine africana negli states di essere arrestato arriva ad essere più del doppio rispetto a quella di qualcuno di etnia caucasica. Finchè le disparità sociali non saranno appianate le carceri quindi non saranno altro che uno strumento di oppressione per la comunità nera.
12 Anni Schiavo
Duro, diretto, emotivo, straziante. Forse l’unico vero metodo di portare sullo schermo l’esperienza della schiavitù e di quanto disumano fosse trovarsi imprigionati in quella condizione.
Tratto dall’omonima autobiografia di Solomon Northup e diretto da Steve McQueen si è aggiudicato l’Oscar come miglior film nel 2014.
Il film racconta la vita di Solomon Northup è della sua lotta per la libertà quando ridotto in stato di schiavitù si trova a lottare per la propria sopravvivenze e mantenere la sua dignità di uomo.
Un vero pugno nello stomaco.